Decomprimere
Ep.7 | Il rumore dei pensieri, il bisogno di fermarsi e la capacità di lasciar andare.
Cara lettrice e caro lettore, chiedo venia per il ritardo di questa settimana (so che non pensavi ad altro🤫). Avevo bisogno di staccare un po’ la spina e di dedicare tutto il weekend a respirare nel silenzio.
Respirare per davvero. Respirare a pieni polmoni, assorbendo il silenzio intorno a me e cercando di abbandonare il rumore esterno che mi accompagna ogni giorno.
Eccomi, quindi, con qualche riflessione in merito…
Ti capita mai di svegliarti per il rumore dei tuoi pensieri?
Sono le 6.10 del mattino, in dormiveglia riesco a sentire il mormorio dei miei pensieri.
Mi giro e mi rigiro. I pensieri saltano da una parte all’altra, peggio di una pallina di ping pong.
Penso al lavoro, alle vacanze, alle cose che ho da fare stamattina, a quelle che ho fatto ieri, alla lista della spesa.
Mi giro e mi rigiro. Chissà dove sarò tra un anno, non vedo l’ora di diventare zia, devo ricordarmi della crema solare, ho fame, ma piove?, ho proprio voglia di partire, riuscirò mai a comprare casa? sto mettendo sufficienti soldi da parte? devo prenotare il prossimo volo, non riuscirò mai a comprare casa.
Mi alzo dal letto.
Sono le 6.30, il mondo è ancora addormentato.
Beato lui.
Quando il rumore dei pensieri non mi lascia dormire, capisco che è il momento di fermarmi.
Ma davvero dobbiamo essere sempre produttivi?
Correre, correre, correre, fare, correre, fare - o se vivi a Milano: fatturare, fatturare, correre, fatturare. É questo il mantra a cui ci hanno abituati da quando siamo piccoli.
“Chi si ferma è perduto”, “chi dorme non piglia pesci”, modi di dire che dovrebbero motivare, in realtà mettono addosso alle persone la sensazione di dover fare sempre tutto e subito. E se nella realtà fossero concettualmente sbagliati?
Per non perderci abbiamo bisogno di fermarci. Altrimenti come facciamo ad ascoltarci?
In questa grafica, Liz Fosslien ha riassunto alla perfezione il concetto.
Qualche giorno fa ho scoperto che esiste addirittura un termine per definire lo stato di ansia che ci assale quando dovremmo rilassarci e invece ci sentiamo in colpa per il nostro dolce far nulla: stresslaxing. Ovvero essere stressati all’idea di rilassarci.
In questo modo finiamo col non goderci le vacanze e non essere davvero nel momento, perché devo mandare la mail il prima possibile, forse dovrei fare qualcosa di produttivo, mi sto annoiando, martedì devo organizzare una cena, mi devo ricordare di fare quella telefonata.
É la scimmia di Don Macpherson che scalpita nel nostro cervello e che dovremmo imparare a tenere bada con la respirazione e la concentrazione rilassata. Per immergerci nel qui ed ora. Senza passato e senza futuro.
Mi interessa davvero?
Quando mi rendo conto che il livello di ansia, stress e pensieri intrusivi diventa troppo elevato mi aiuta molto fermarmi e chiedermi: Ma mi interessa davvero?
E la maggior parte delle volte la risposta è no, non mi interessa davvero, ma me ne autoconvinco per la paura di essere giudicata.
A volte faccio e dico cose che credo gli altri si aspettano da me, caricandomi di atteggiamenti, dubbi o bisogni che non sono davvero miei.
Avendo vissuto all’estero un po’ di anni, posso affermare con certezza che questa necessità di essere - o apparire? - costantemente impegnati è una prerogativa tutta italiana, probabilmente frutto di un’ereditata cultura del lavoro che da una parte ci viene riconosciuta e invidiata e dall’altra è diventata un peso sulle spalle di noi giovani di oggi.
Eppure è sbagliato sentirsi in colpa per voler dedicare del tempo a noi stessi, anche solo stando sdraiati a guardare il cielo senza far nulla, anche solo respirando e basta.
Difendiamolo questo tempo che è solo nostro e di nessun altro.
Ascoltarsi, ritrovarsi, decomprimere
Ciò che mi aiuta tantissimo a decomprimere quando sento che la pressione dentro si fa sempre più pesante è camminare. Può essere ovunque, ma credo che farlo nella natura crei una connessione con il nostro io più profondo senza precedenti.
Nel periodo del covid, per esempio, vivere vicino a una foresta ha preservato la mia salute mentale. Credo di non aver mai camminato così tanto in vita mia.
Nell’ultimo periodo sentivo di nuovo i pensieri appesantirmi e così sono andata a cercare il silenzio nel fruscio delle foglie, nello scroscio dell’acqua, nel calpestio dell’erba.
Mi sono stesa a guardare le vette e i giochi delle nuvole in cielo e ho respirato.
Ho passeggiato, in silenzio, mi sono focalizzata solo sui miei piedi che toccavano la terra, sul battito accelerato del mio cuore e sull’aria che entrava dal naso e usciva dalla bocca.
Ho passato del tempo di qualità con la persona che amo e ho ammirato i panorami mozzafiato della nostra meravigliosa Terra.
E ogni volta che la scimmia si risvegliava ho cercato di zittirla per rimanere sola con me stessa.
Spesso mi dicono che farsi troppe domande non fa altro che aumentare le ansie quotidiane, eppure io credo che siano fondamentali per conoscere se stessi e imparare a relazionarsi con il mondo.
Ricordarsi quali sono le cose a cui diamo davvero valore può aiutare a mettere in prospettiva tutto quello che viviamo ogni giorno e a sentirci più leggeri.
📮 E tu prendi del tempo per decomprimere, ascoltarti e capire cosa lasciar andare per stare meglio?
📖 Una lettura consigliata
Il silenzio è cosa viva - Chandra Livia Candiani, 2018
Parlando di silenzio e di sapersi ascoltare, non potevo non consigliare questo libro. Un saggio sulla meditazione che racchiude gli insegnamenti dell’autrice sull’importanza del silenzio per imparare a stare dentro noi stessi e a gestire il dolore.
Ciò che mi ha colpito profondamente di questo testo è la prospettiva singolare attraverso cui guardare il dolore: non come una cosa da evitare, ma come qualcosa da abbracciare per stare meglio con se stessi. Qui ne ho parlato meglio.
Perfetta per l’estate, questa lettura è necessaria per imparare a stare nel momento e capire che nel silenzio si possono trovare tante risposte.
🌷Un piccolo tesoro da tenere in libreria e riprendere ogni volta ci si sente sopraffatti.
💡Una curiosità
La settimana scorsa ci ha lasciato Milan Kundera, uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Nato nel 1929 nell’attuale Repubblica Ceca, Kundera ha svolto un ruolo fondamentale nella riaffermazione della letteratura ceca nel panorama occidentale grazie alle sue opere e al suo lavoro in ambito editoriale.
Conosciuto dalla maggioranza per L’insostenibile leggerezza dell’essere, Kundera merita di essere conosciuto nella completezza delle sue opere. Tra le tante, ti segnalo L’ignoranza, Amori ridicoli, L’arte del romanzo e L’identità.
Ti segnalo questo articolo di Florence Noiville, scrittrice per Le Monde, che ci regala un bellissimo quadro di un personaggio a cui il mondo della letteratura deve tantissimo.
🎈 Le cose belle si fanno sempre insieme, perciò ti aspetto nei commenti o nella casella di posta per feedback, domande o, semplicemente, per scambiare due chiacchiere! Se hai perso i precedenti numeri di Parole Sparse ti consiglio di dare una spulciata qui.
Alla prossima settimana,
Federica🌊